Quando una tesi del 2007 è attuale quanto molte policy del 2025
Cosa c’entra una tesi scritta nel 2007 con l’intelligenza artificiale? Tutto. O quasi.
Nel 2007, mentre l’iPhone era appena uscito, scrivevo la mia tesi di laurea. Parlava di “Bilanci di competenze nella mobilità interna”.
Un titolo lungo, che nascondeva una pratica semplice e difficile insieme: aiutare le persone a capire chi erano diventate nel frattempo che lavoravano.

Oggi quella cosa la chiameremmo “Career coaching interno”.
E non credo neanche che sia rimasta dentro le aziende: spesso è in outsourcing, affidata a piattaforme o agenzie.
Oggi formo e progetto GPTs personalizzati insieme a professionisti (per i non addetti ai lavori: sono delle piccole “app” interne a ChatGPT) per aiutarli a rispecchiarsi.
Per essere più veloci e per essere più pensanti. Per lavorare senza farsi male e senza far male agli altri.
Costruisco percorsi come Your Mind, Amplified, dove l’AI non è un fine ma uno specchio.
Oggi penso che sia la continuazione naturale di quella tesi (e di tutto quello che è venuto dopo).
L’anello di congiunzione?
Una certa idea di trasformazione consapevole davanti al cambiamento.
Di strumenti che servono a fare di più, ma anche a scegliere chi stai diventando mentre fai.
Le tre stanze della mia tesi
La mia tesi si chiamava “Bi.dicomp. Mob.i. – Bilancio di Competenze per la Mobilità Interna”.
Un acronimo orribile (ma a suo modo tenero!) che nascondeva una struttura a stanze:
- orientamento
- valutazione
- narrazione
Facevo colloqui di bilancio con persone più grandi di me, in un’azienda no-profit.
18 ore di consulenza a testa, alternate tra laboratori di gruppo e colloqui individuali.
Non avevo ancora parole come design thinking o storytelling strategico,
ma sapevo già che quello non era solo un modulo formativo né solo consulenza.
Era un dispositivo di consapevolezza.
Uno di quei luoghi che non producono risposte, ma creano le domande giuste.
E che funzionano solo se chi entra non è trattato da destinatario, ma da protagonista.
Con modelli che sono preventivi prima che promozionali.
Senza saperlo, stavo anticipando
Guardandola oggi, quella tesi parlava già il linguaggio del futuro che mi caratterizza.
Solo che lo faceva con la lente di allora: psicologia del lavoro, orientamento, formazione.
Oggi lo chiamerei così:
- Posizionare – Analizzare – Personalizzare: i tre step del lavoro consulenziale
- Formazione come spazio di speranza e fiducia: oggi diremmo setting relazionale facilitante
- Consulenza anfibia: tra identità, futuro, progettualità e contesto
Nessun test a scelta multipla.
Solo domande, narrazioni, incidenti critici, esercizi di scrittura.
Era già un percorso amplificato, senza saperlo.
Your Mind, Amplified (e l’altro te)
Quando ho iniziato a lavorare con l’AI, non volevo automatizzare nulla.
Volevo capire cosa ne potevo fare di questo strumento, aumentandone la consapevolezza.
Chi lavora con le soglie sa che il futuro non va previsto. Va abitato.
Poi, esercizio dopo esercizio, ho intuito che si potesse costruire “un altro me”, con cui dialogare.
Un assistente? No.
Una specie di riflesso. Un contraltare. Un alleato.
Nel percorso Your Mind, Amplified, ci sono cinque metafore per esplorarlo:
- SubMe: quello che ti alleggerisce la mente
- MiniMe: quello che organizza i pensieri
- SuperMe: quello che scrive come te
- MetaMe: quello che ti fa domande migliori
- UltraMe: quello che decide con te
Sì, fanno ridere. Sembrano Minions!
Sì, ricordano i profili di selezione di Heineken (quelli con la musichetta anni ’90 e le etichette tipo “lupo solitario” o “ambizioso seriale” — ma questo lo ricorderanno solo i super addetti ai lavori).

Eppure funzionano.
Fanno risuonare un’identità.
E da lì si riparte: da un sé che pensa, si specchia, e si amplifica. Da un sé che sa porsi di fronte all’AI e alla LLM in modo consapevole, critico, complesso.
L’altro te non è una macchina: è la parte di te che hai dimenticato.
Una storia lunga 17 anni
Dal 2007 non faccio io il cambiamento.
Lo accompagno.
Lo rendo possibile.
Lo rendo buono per le persone mentre accade.
In questi 17 anni ho fatto la psicologa, la consulente, la formatrice, la progettista, la madre.
Ma ogni volta che torno su quella tesi, su quelle stanze, su quei profili,
mi accorgo che la mia aspirazione professionale non è mai cambiata:
aiutare le persone a vedersi, prima ancora che scegliere.
Questo fa la differenza.
La differenza tra Eccellenza e Sostenibilità.
La differenza perché ho scelto Impatto Puro
– di Lucia Giammarinaro
Nel 2007 l’ho fatto con 8 persone, un gruppo, 5 mesi.
In questi ultimi due anni l’ho rifatto con professionisti e professioniste in cerca di senso, visione e strumenti.
👉 Leggi i casi studio di Your Mind, Amplified su Impatto Puro
e scopri cosa succede quando una tesi diventa un laboratorio.
Un laboratorio che pensa.
E ti aiuta a pensarti.