GGG Generare Generazioni Grate: attrarre i “talenti” (ma ancora ce ne sono?) della GenerazioneZ sembra la prima necessità delle aziende di questo momento.

La narrazione sulla GenerazioneZ ruota tutta sulla necessità di “convincerli a lavorare“. Una intera generazione NON pronta al sacrificio, NON affezionata ad un’azienda in particolare, NON capace di capitalizzare l’esperienza. Una intera generazione definita dal “NON”.

Putroppo questa narrazione, in modo proporzionalmente diverso, apaprtiene anche la generazione dei Boomer, NON capaci di inclusione e flessibilità, NON pronti al linguaggio dei giovani, NON nativi di tecnologia e digitale.

Mi chiedo quale soluzione si possa trovare se partiamo da questa narrazione così negativa.

Che rappresentazione di “lavoratore tipo” ne vien fuori?!. Mi appare come un discorso da catena di montaggio: non distrarsi, non fare pause, non rallentare… fino ad alienarsi.

L’abitudine all’ascolto (dopo la fatica che ho fatto per giungere a questa abitudine!) mi impone una riflessione su quanto di bello le generazioni possono generare nel guardarsi con gratitudine invece che con arroganza. Tollerare una differenza di linguaggio, che non ha a che vedere con il rallentare, quanto proprio con il generare comprensione.

Io non può evitare se talvolta dice cose scarabocchiate. Io non può parlare sempre giusto. Molte volte io va storto, invece che dritto. […] Quello che io dice e quello che vuole dire, qualche volta, è due cose differenti. Il GGG – Il Grande Gigante Gentile

Autenticamente Amare Assurdità

La generazione Z ha bisogno di autenticità. Cresciuta nella democrazia di internet non è disponibile a piegarsi a qualunque forma di autorità che non venga dall’autorevolezza. Questo genera l’amore per ciò che a “noi” appare “assurdo”. Le cose basta semplicemente che siano autentiche, che la persona che le dice le viva genuinamente, per farle diventare realtà.

Ma quanto in azienda abbiamo bisogno di autenticità? Quanto sarebbe automaticamente risolta la D&I? le valutazioni di performance? Il life balance? Le indagini di clima?

Siamo sicuri che questi sono temi che riguardano la Generazione Z?

Bilanciare Bisogni Benessere

I temi della salute non sono negoziabili. E non si tratta soltanto di un generico bisogno di flessibilità, o di smartworking. Si tratta dell’autentico (…ancora?!?!) interesse dell’azienda verso i bisogni dei propri dipendenti in quanto persone. E ancora una volta non a livello asimmetrico (manager su collaboratori) ma a livello sociale: una comunità che si prende cura di sé stessi mentre si prende cura dei propri clienti.

E quanto in azienda si parla di welfare e wellbeing? Quanti soldi investiamo su progetti ad alta innovazione per l’inclusione, per la “non discriminazione”? Tanto forse troppo.

Ma la GenZ vuole i risultati?

Siamo sicuri che i risultati siano un tema di GenZ?

Generare Generazioni Grate

La narrazione deve spostarsi dal “NON” per andare verso la generazione.

Mi piace pensare che prima avevamo un mondo in cui i nani sedevano sulle spalle dei giganti. Ora i giganti non sono più così solidi e imponenti. E i nani non sono persone a cui manca qualcosa: sono bambini. E i giganti, se li guardi bene, sono più come quelli del Gigante Gentile di Roald Dahl: alla ricerca di se stessi.

Il più grande contributo che – come generazione “precedente” – possiamo dare alle successive, è quello di essere pienamente se stessi. Dichiarare che il mondo in cui siamo non è il futuro che vogliamo (e questo ce lo dice l’agenda 2030) e vedere in questo nuovo modo di vedere il mondo la possibilità di ri-generarsi nel modo più vicino possibile a quello che veramente vogliamo.

Sofia: Dove mi trovo?
GGG: In paese di giganti.
Sofia: Non è possibile. Abbiamo fatto tanta strada?
GGG: Oh, sì. È gran lontananza. [Da fuori la grotta di GGG si sentono dei ringhi e delle urla]
Sofia: Ma che cos’è!? Che cos’è!?
GGG: Giganti.
Sofia: Ce ne sono molti, oltre a te?
GGG: Beh, sì, c’è… InghiottiCiccia, Scrocchia-Ossa, Strizzateste, Frullabimbi, Sputacarne, Ciucciabudella, Spellamocciose, Sangue-Succhia…
Sofia: “Sangue-Succhia”?
GGG: Sì. …e Bruciadito.
Sofia: “Bruciadito”? [GGG sta affettando un cetrionzolo con una mannaia] Ti prego, non mangiarmi.
GGG: Me? Tu credi, perché io gigante, che io è un ingoiatore e canniballo? Me ingoiare essere urbani? Ma quando mai? No, io mai.
Sofia: Che tipo di mostro sei, allora?
GGG: Tu ha me sbagliato.
Sofia: Tu mi hai rapita!
GGG: Beh, sì, tu ha me azzeccato.

E forse questo la generazione Zeta continua a dirci: non importa più “quanto” ma “quanto per quanto tempo” (not “how much” but “how much for how long”), in un’ottica in qui spendere sulla cultura e sul benessere non è un costo, ma un investimento di lungo periodo. In cui il “tempo” diventa la variabile più importante del ROI (ritorno di investimento)

Un’ambizione complessa, una sfida affrontata mai prima d’ora. Dove la consulenza esperta cede il posto ad una consulenza anfibia: la capacità di stare sul limite tra capitale e visione, per far dialogare tutte le parti dell’azienda e immaginare le strategie di business del futuro. 

Non è un processo risorse umane: coinvolge finanza e legale. In sinergia per un impatto puro sulla percezione delle persone e dei mercati.

Se vuoi saperne di più, e più concretamente, contattaci pure.

di Lucia Giammarinaro