Ormai era il 2019 quando la Commissione Europea ha pubblicato il Green New Deal, in cui l’obiettivo è rappresentato dall’immaginare nuove strategia di crescita mirate  a trasformare l’economia, e quindi la nostra vita, rendendola “moderna, competitiva ed efficiente” sotto il profilo dell’utilizzo risorse, con lo scopo zero emissioni nette di gas serra entro il 2050. 

Decarbonizzazione dell’intero sistema energetico, l’utilizzo delle fonti rinnovabili e l’interconnessione dei sistemi sono solo alcune degli strumenti per attuare questa strategia; 

Dalla produzione all’edilizia fino alla mobilità tutto è diretto a creare un‘economia circolare, per ridurre l’impatto delle nostra attività sull’ambiente, e, quind, anche sulle persone.

Ma che impatto ha sulla singola azienda? l’azienda deve inserire la sostenibilità nel processo strategico oppure considerarla solo un ulteriore obbligo normativo? in che consiste uno sviluppo sostenibile?

Fondamentalmente vuol dire guardare al futuro, focalizzandosi su tre dimensioni: 

  • ambientale  puntando di ridurre al minimo il consumo delle risorse naturali; 
  • sociale – intervenendo nella  sicurezza e uguaglianza ai collaboratori; 
  • economica – guidando i modelli di business verso una logica di creazione di valore costante;

Le realtà economiche, quindi,  con una visioni breve periodo potrebbero guardare alla sostenibilità come un obbligo normativo oneroso e d’intralcio alla crescita. Ed apparentemente potrebbe sembrare così: ma un’impresa che riesce a far propri principi di sostenibilità ne beneficia, in primo luogo, in termini di reputazione e valorizzazione del brand. Quanta attenzione è rivolta ad oggi da clienti/consumatori all’ambiente? 

Moltissima!

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La sostenibilità deve diventare una cultura aziendale che incide nella revisione dei processi aziendali interni ed esterni, che ottimizzando l’uso delle risorse, riduce sprechi ed, a catena, anche i costi. Discorso equivalente per  le risorse umane, dipendenti maggiormente soddisfatti, vivono l’azienda come una causa comune, in maniera positiva. 

Fondamentale è star al passo con tutti i dettati normativi che vengono introdotti, circostanza fondamentale per ottenere un vantaggio competitivo sui competitors. Fondamentale, inoltre, è che la lettura deve essere calata nella singola realtà aziendale, per poter modulare gli interventi di “aggiornamento” nel rispetto della prosecuzione dell’attività in un’ottica di crescita. Lavorare sulla creazione di vantaggio competitivo attraverso l’adeguamento, in primis, normativo non è  rappresentato dall’ottenere questo o quella certificazione o rispettare codici comportamentali che spesso rimangono sulla carta. Lavorare sostenibile significa prendere decisioni incisive che tengono presente le conseguenze nel breve, nel medio e nel lungo periodo a vantaggio di tutti gli stakeholders aziendali, non di meno verso le generazioni future.

La decisione di integrare i principi della sostenibilità significa innovare, significa muoversi, smuoversi, integrando nelle funzioni aziendali, tutte, una visione strategica diversa. La comunicazione interna, ma anche esterna, e la trasparenza, tanto anelata, sono i primi veicoli di cambiamento, al fine del corretto commitment. Il modo sostenibile di fare azienda richiede non di confrontarsi solamente con l’esigenza dell’immediato – con l’attenzione  all’inquinamento o all’ottimizzazione delle risorse– ma richiede pianificazione strategica coerente e mirata.  Non bisogna reagire all’impulso del momento, ma impostare una cultura proattiva di lungo termine. Impegnativo, tosto si… Ma necessario! 

La strada è lunga.

Avv. Tommaso De Laurenzi